Vi sembra semplice conseguire la patente per guidare la moto oggi? Molto tempo fa le pratiche da fare erano molto più lunghe e intricate e solo pochi potevano permettersi il lusso di montare su una due ruote!
Per poter guidare una motocicletta in Italia negli anni Dieci era essenziale un “certificato di idoneità” in cui era specificata la necessità di conoscere la meccanica del veicolo per poterlo guidare.
Il certificato si poteva ottenere superando un esame di abilitazione che consisteva in una prova pratica e una teorica con domande di tipo tecnico, da sostenere presso una delle poche scuole riconosciute dal Governo e abilitate a rilasciarlo. Era anche possibile presentarsi al Circolo Ferroviario di Ispezione o presso il Corpo Reale del Genio Civile e sostenere l’esame davanti agli ingegneri incaricati mostrando il certificato di nascita, quello penale, quello di residenza e una dichiarazione di buona salute rilasciata dal medico.
La particolarità dell’epoca era che l’esame per la patente doveva essere sostenuto con la propria moto, già regolarmente immatricolata e con la tassa di circolazione pagata. Ovviamente l’esaminato, ancora privo di patente, non poteva presentarsi all’esame in sella e doveva, quindi, spingere la moto a motore spento!
Una volta superato l’esame era compito del neo patentato procurarsi tutta la modulistica necessaria e acquistabile negli uffici del Touring Club, fare i relativi versamenti e presentare il tutto in Prefettura. Dopo tre giorni il Prefetto avrebbe rilasciato la patente.
Il collaudo e l’immatricolazione del veicolo non erano a carico delle società costruttrici ma del proprietario. Ogni motocicletta, prima di circolare, doveva essere esaminata e collaudata dal Ministero dei Lavori Pubblici e la procedura prevedeva l’invio della domanda di collaudo in carta bollata con i dati essenziali della moto (tipo, marca, numero di fabbrica, tipologia di energia motrice, forza del motore, numero dei cilindri, sistema di trasmissione, numero e sistema di freni). Una volta verificata la corrispondenza tra i dati inviati e quelli presenti sulla moto, veniva rilasciato un permesso provvisorio di circolazione che il proprietario della moto doveva spedire in Prefettura, allegando il suo certificato di residenza e un modulo chiamato “libretto speciale”, acquistabile presso gli uffici del Touring Club e necessario per stampare il libretto di circolazione finale. Dopo aver approvato la richiesta, la Prefettura comunicava al proprietario della moto il numero di targa che lui stesso doveva provvedere a stampare. Infine, dopo aver stampato e fissato la targa sul telaio, questa doveva essere piombata dalla Prefettura che solo a questo punto poteva rilasciare il definitivo e tanto sospirato libretto di circolazione.