Federauto contro la nuova finanziaria

A pochi giorni dall’approvazione della nuova finanziaria sono già molte le critiche mosse da Federauto al governo attualmente in carica. Il futuro aumento dell’IVA ha lasciato perplessi tutti gli operatori del settore automobilistico che si sentono ostacolati dall’operato dell’esecutivo; secondo l’associazione che riunisce tutti i concessionari d’auto, veicoli commerciali e industriali e autobus d’Italia, l’innalzamento delle aliquote non farà altro che affossare ulteriormente un mercato che già fatica a stare in piedi. La polemica tra Federauto e il governo non è nuova, qualche settimana fa Filippo Pavan, presidente della federazione dei rivenditori auto, aveva dichiarato che un ipotetico secondo governo Monti sancirebbe la fine del settore auto nel nostro paese. Secondo Pavan non si sta facendo abbastanza per stimolare l’economia reale del paese al fine di aumentarne i consumi.

La nuova legge di stabilità che entrerà in vigore nel luglio del 2013 aumenterà l’IVA dal 10% all’11% nel primo punto mentre nel secondo punto innalzerà le aliquote dal 21% al 22%. E se per i prodotti di gamma media questo incremento non comporterà una spesa eccessiva, lo stesso non si può dire per un automobile che verrà a costare ben 440€ in più rispetto al passato: una vera e propria stangata per un settore già messo in ginocchio dalla crisi finanziaria globale. A detta di Federauto, la diminuzione dell’Irpef non otterrà alcun risultato e dimostrerà di essere solamente fumo negli occhi. Anche gli incentivi destinati alle auto elettriche non sono esenti da critiche: gli sgravi fiscali che entreranno in vigore nel gennaio del 2013 hanno il sapore di una beffa; Federauto si è detta disposta a bloccarli per destinarli alla riduzione delle accise sui carburanti o per dirottarli ai terremotati dell’Emilia Romagna. Secondo Pavan, le misure introdotte dal governo non sortiranno l’effetto sperato e faranno sprofondare il paese intero nella recessione. Dal 2007 ad oggi la filiera dell’auto ha perso circa il 40% dei profitti e lo stato di cose non sembra destinato a migliorare, per il prossimo anno la vendita di vetture ai privati non raggiungerà il milione di unità mettendo a rischio più di 200.000 posti di lavoro.