GP Catalunya 2013, l’occasione della scossa per Rossi

Sarà ancora una volta un duello Honda-Yamaha, anche se l’ago della bilancia sembrerebbe pendere verso la M1. La MotoGP affronta il sesto round del campionato sul circuito di Catalunya, a Barcellona. Gli spagnoli faranno fuoco e fiamme per trionfare davanti al proprio pubblico.

La Casa dei tre diapason parte con un leggero vantaggio su quello che è considerato uno dei tracciati migliori dell’ultima generazione. E a dirlo sono i numeri: qui Jorge Lorenzo ha vinto nel 2012 e nel 2010 ed è  sempre salito sul podio, escluso l’anno d’esordio nella classe regina. Il leader della classifica Dani Pedrosa, invece, in sette stagioni nella MotoGP a Montmeló ha vinto solo una volta nel 2008. Il portacolori della Honda però è alle prese con il suo miglior inizio di campionato di sempre e non vuole lasciarsi scappare l’occasione di mettere le mani sul titolo. Nel Mondiale Lorenzo deve inseguire, lontano 12 punti dalla vetta, anche se è reduce dalla netta vittoria al GP del Mugello. Più indietro in classifica Marc Marquez, lontano 26 punti da Pedrosa. Il rookie della Casa alata, però, sulle colline toscane dovrebbe aver imparato la lezione, vista la scivolata rimediata sui saliscendi a nordest di Firenze a pochi giri dalla bandiera a scacchi, quando si trovava davanti al compagno di squadra Pedrosa. Occhio anche a Cal Crutchlow (Yamaha Tech 3) che non ha nessuna intenzione di fermare la striscia di podi iniziata a Le Mans. Valentino Rossi arriva a Barcellona in debito con la dea bendata. Il “corpo a corpo” con Alvaro Bautista che lo ha tagliato fuori dal GP d’Italia dopo poche curve ha il sapore della beffa per l’incolpevole “Dottore”. L’unico suo sbaglio è quello di partire indietro in griglia, dove è più facile incappare in qualche contatto fatale. Urge migliorare in qualifica, scattare dalla prima fila per tentare di tenere il passo dei migliori, se si vuole interrompere il digiuno di vittorie ormai troppo lungo. Sembra un miraggio quel sorpasso del campione di Tavullia su Lorenzo, in questo stesso tracciato, all’ultima curva, nel 2009. Una manovra ai limiti della fisica, che gli valse il successo. Adesso Rossi è sesto nella classifica generale, con un distacco di 56 punti da Pedrosa, alle spalle pure di Andrea Dovizioso che guida quella stessa Ducati da cui il nove volte campione del mondo si è separato l’anno scorso per tornare alla Yamaha. Per la prima volta dopo 17 anni, al Mugello nessun italiano è riuscito a salire sul podio nella classe regina. Solo cinque anni fa,nel 2008, l’Italia vinceva in tutte e tre le categorie con Valentino Rossi, Marco Simoncelli e Simone Corsi. Adesso quei tempi sono solo un sbiadito ricordo. Nessun italiano ha chiuso sul podio, al termine della corsa tra le colline del tracciato toscano. Non succedeva dal 1994. E le prospettive non sono delle più rosee. In pochi forse lo ricorderanno: gli amici più intimi, i tifosi più incalliti e soprattutto papà Paolo. Due anni fa, esattamente il 4 giugno 2011, sul circuito del Montmelò Marco Simoncelli conquistava la sua prima pole position in MotoGP. L’euforia del “Sic”, come lo chiamavano tutti, trasudava pure da quei riccioli che uscivano dal casco con scritto il numero 58. Marco si era preso la sua rivincita, dopo le tante voci che lo avevano etichettato come un pilota scorretto e “pericoloso”, fin troppo aggressivo, capace solo di qualche fiammata in pista. Con quella pole il “Sic” aveva dimostrato il suo talento, quello che era capace di fare in sella a una moto, zittendo tutti. La sua prematura scomparsa in un incidente terribile a Sepang (Malesia), il 23 ottobre 2011, forse ha lasciato molti con la coscienza sporca. Dietro quella visiera c’era un ragazzo con una fame di vittorie tale da superare qualsiasi critica, anche la più feroce, come era capitato nel weekend spagnolo, due anni fa.