Mercato auto, nel 2014 timidi segnali di ripresa

Nel 2014 le vendite di auto aumenteranno del 2,7%. Lontani i livelli pre-crisi. Mancano però i requisiti per una ripresa strutturale del mercato

I numeri pre-crisi del mercato dell’auto restano una chimera. Ma il prossimo anno dovrebbe farsi luce qualche timido segno di ripresa del mercato auto, almeno secondo l’analisi del Centro Studi Promotor (struttura di ricerca specializzata sul mercato dell’automobile). Nel 2014 le vendite dovrebbero aumentare del 2,7% rispetto a quest’anno, con oltre 1,3 milioni di veicoli immatricolati (1.330.000 per l’esattezza). La cifra include le vendite a privati e aziende, comprese le ricercate vetture “a chilometro zero” (auto nuove intestate ai concessionari, che ricorrono a questa pratica per centrare gli obiettivi di vendita).

Meglio non esagerare, però, con le bottiglie da stappare per i festeggiamenti. Se le previsioni saranno mantenute, nel 2014 si registrerà un volume di poco superiore a quello del 2013, che dovrebbe chiudersi con 1.295.000 immatricolazioni. Si tratta di un livello ben lontano dai quasi 2,5 milioni di vetture targate nel 2007. Quasi il 50% in meno. In pratica, è come se si fosse tornati indietro di oltre 40 anni, mentre il calo costante del livello di produzione nazionale ha riportato l’Italia agli anni ‘50. Anche se la caduta delle immatricolazioni dovrebbe essersi arrestata, mancano i requisiti di base per una ripresa strutturale.

Secondo l’analisi del Centro Studi Promotor, il crollo del mercato dell’auto affonda le sue radici in una serie di cause, a partire dalla congiuntura economica che il Belpaese sta attraversando. Pesa come una macigno anche l’eccessiva tassazione sull’auto, con un livello di pressione fiscale tra i più alti al mondo. Ad incidere sulla picchiata a ribasso delle vendite di macchine sono pure le difficoltà di accesso al credito, il caro carburanti e le polizze assicurative alle stelle. Senza dimenticare la perdita del potere d’acquisto delle famiglie.

Ma c’è un altro aspetto che alimenta la crisi del mercato dell’auto, come emerge dalla ricerca del Centro Studi Promotor: la demonizzazione della macchina, accompagnata da aumenti di ogni tariffa legata all’uso o alla sosta. Una vera e propria caccia alle streghe. Si cerca di veicolare il messaggio che in Italia l’auto è ormai avviata al tramonto perché è un mezzo obsoleto, in controtendenza con quello che succede nel resto del mondo. Ci si dimentica, infatti, che la macchina mantiene il suo ruolo nelle economie avanzate per il semplice fatto che all’auto spesso non ci sono alternative per soddisfare le esigenze di mobilità.