F1, il Brasile incorona Vettel

Nemmeno la pioggia intermittente, un incidente al via e un problema al pit stop hanno impedito a Sebastian Vettel di vincere il suo terzo titolo Mondiale consecutivo. Nessuno è riuscito a fare meglio di lui nella storia della F1. A soli 25 anni è il più giovane pilota capace di centrare il tris in campionato. Grande rammarico in casa Ferrari. Il secondo posto di Fernando Alonso non basta per azzerare il gap in classifica e superare Vettel. Bisognava solo vincere la corsa, vista la posizione in pista del tedesco della Red Bull (sesto al traguardo). Invece, a trionfare nel GP di Interlagos è stato Jenson Button, che ha chiuso in testa una gara ricca di colpi di scena.

La pioggia (tanto attesa dal Cavallino Rampante) è arrivata, il caos in pista (che Alonso invocava) c’è stato, l’incidente ai danni di Vettel è capitato, gli scongiuri di milioni di ferraristi sparsi in tutto il mondo (che hanno inviato energie negative verso la RB8) non sono mancati fino all’ultimo giro. Ma alla fine il verdetto è rimasto quello dei pronostici della vigilia: Sebastian Vettel campione del mondo. L’emozione per la Rossa è durata un istante: il tempo dello speronamento (nel corso del primo giro) di Bruno Senna ai danni della Red Bull del neo-campione del mondo che si è girato ripartendo dal fondo dello schieramento. La sua monoposto però non ha riportato danni seri (solo un piccolo squarcio vicino allo scarico), consentendogli di rimontare. Raggiunta la zona punti, il tedeschino di Heppenheim ha condotto una gara difensiva (vista la posizione di Alonso). In questa stagione la differenza, ancora una volta, l’ha fatta Adrian Newey, capace di adottare sulla RB8 quelle soluzioni aerodinamiche su ali e fiancate, decisive nello sprint finale. Con le quattro vittorie consecutive in Oriente (Singapore, Giappone, Corea e India) Vettel ha legittimato il suo terzo trionfo, proprio nell’anno del ritiro definitivo di Michael Schumacher. Nel momento decisivo del campionato la Red Bull ha messo le ali, mentre il Cavallino non è riuscito a decollare. Alonso e la Ferrari sono costretti a leccarsi ancora le ferite, dopo la beffa di Abu Dhabi nel 2010, un anonimo 2011 e un 2012 da protagonisti. Il pilota di Oviedo sognava il terzo titolo della sua carriera, ma è rimasto ancora a bocca asciutta, nell’anno in cui ha messo in mostra le sue doti migliori, arrivando a lottare per il Mondiale fino all’ultima gara con una monoposto inferiore rispetto alla concorrenza. L’asturiano confidava che la sorte gli rendesse quanto gli aveva sottratto in Belgio e Giappone (due ritiri causati da incidenti in cui non aveva nessuna colpa). Solo la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. La dea bendata però si è girata dall’altra parte. Questione di centimetri e una Sauber avrebbe colpito Vettel dopo il contatto con Senna. Il secondo posto della Ferrari nel campionato costruttori (alle spalle della Red Bull), raggiunto grazie alla terza posizione di Felipe Massa e al ritiro di Lewis Hamilton (dopo il contatto con Nico Hülkenberg), mitiga la delusione nella scuderia di Maranello. Tutto questo, però, non deve distogliere l’attenzione dalle reali lacune di questa stagione: lo sviluppo finale che poteva permettere allo spagnolo di tenere il passo della Red Bull in qualifica e gara. Adesso gli anni di digiuno salgono a cinque, dopo l’ultimo titolo rosso firmato da Kimi Räikkönen nel 2007. Urge una riscossa.